Negli ultimi tempi le truffe telefoniche nel settore dell’energia sono in forte crescita, ingannando consumatori con proposte fasulle di cambio contratto o presunte urgenze in bolletta. Meglio essere aggiornati per riconoscere e difendersi da questi rischi.
Le truffe telefoniche legate alla luce e al gas consistono in chiamate ingannevoli che mirano a far credere all’utente di dover cambiare fornitore o che ci sia un problema urgente con il contratto attuale.
I truffatori, spesso spacciandosi per operatori di aziende note (come Enel) o sedicenti uffici tutela, promettono tariffe basse o avvertono di una mancata attivazione del contratto. A volte utilizzano toni minacciosi, suggerendo che il contatore verrà staccato o che arriveranno due bollette contemporaneamente. In tal modo creano ansia e convincono la vittima a condividere dati personali, codici POD/PDR, o acconsentire verbalmente al cambio di fornitore.
Alcuni elementi rivelano caratteristiche tipiche delle truffe. I call center truffaldini spesso contattano da numeri sospetti (prefissi esteri o numeri temporanei) senza identificarsi chiaramente, usando toni insistenti oppure pseudo-tecnici per guadagnare credibilità.
La richiesta di informazioni sensibili come POD, PDR, dati bancari o fiscali è un altro campanello d’allarme: tali dati bastano per cambiare fornitore senza consenso. Se si avverte pressione, fretta o richieste urgenti, è meglio tagliare corto e riagganciare.
Un altro trucco consiste nel far credere che il passaggio al mercato libero sia obbligatorio con la chiusura del mercato tutelato. In realtà non lo è, e l’operazione viene proposta solo da fornitori non sempre trasparenti.
Per stare al sicuro, è importante adottare comportamenti semplici ma efficaci:
Se si ha il dubbio di essere caduti in una truffa telefonica e di aver firmato, magari senza rendersene conto, un contratto ingannevole per luce o gas, è importante sapere che esistono delle tutele a disposizione del consumatore.
Prima di tutto, la legge garantisce il diritto di ripensamento: entro 14 giorni dalla firma si può annullare il contratto senza pagare alcuna penale.
Se invece il passaggio di fornitore è già avvenuto a propria insaputa, è possibile inviare un reclamo scritto entro circa 30 o 40 giorni per chiedere l’annullamento del nuovo contratto. Nel caso in cui il reclamo non porti a una soluzione, si può fare ricorso alle autorità competenti, come ARERA o AGCM, per far valere i propri diritti e segnalare la truffa.